“Umilmente chiesta l’assistenza della grazia dello Spirito Santo… per l’onore e la gloria di Dio e della Trinità, esaltazione e aumento della fede cattolica, per l’autorità e l’onnipotenza di Dio misericordioso, Padre, Figlio e Spirito Santo e dei Beati Apostoli e per la nostra autorità, con l’unanime consiglio e giudizio dei nostri venerabili fratelli della Santa Chiesa, Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi…: determiniamo, giudichiamo e definiamo che la Beata vergine Teresa, di gloriosa memoria, nata nella città di Avila, la cui santità, purezza di animo e altre eccellenze, miracoli e virtù conosciamo, è santa, gloriosa e degna di essere lodata”.
Con queste solenni parole papa Gregorio XV proclama Teresa d’Avila santa della Chiesa Cattolica. Le ultime parole di Teresa furono proprio “muoio figlia della Chiesa”, espressione di un anelito costante di comunione e servizio ecclesiale, caratteristica del suo carisma trasmesso poi alla famiglia del Carmelo Teresiano, monache, frati e alla grande famiglia dell’Ordine Secolare.
Il documento della canonizzazione «Omnipotens sermo Dei» venne firmato e spedito da Gregorio XV il 12 marzo 1622. La proclamazione della santità di Teresa di Gesù corona il cammino iniziato con la Beatificazione il 24 aprile del 1614 da parte di Papa Paolo V. Negli atti della canonizzazione troviamo scritto in modo sintetico: “Si celebrò la canonizzazione degna di essere ricordata per tutti i secoli”.
Ricordare l’iter della canonizzazione è particolarmente interessante perché si apre l’orizzonte della vitalità della società civile e religiosa del 1600. Il coinvolgimento dei protagonisti che, a vario titolo e interesse intervennero, ci svelano il grande fascino e interesse che suscitò Teresa d’Avila fuori dai confini spagnoli. Un interesse che si era rapidamente diffuso grazie alle traduzioni dei suoi scritti. Svolse un ruolo importante la prima biografia per immagini del Collaert: la serie delle stampe offriva il corredo iconografico all’insegnamento teresiano. Anche la presenza di nuove comunità di carmelitane e frati nei vari regni dell’attuale Europa è testimonianza di quanto Teresa d’Avila fosse amata per offrire a tutti nella vita di ogni giorno la possibilità di camminare con il Signore. Lei stessa aveva scritto che “mio intento è ingolosire le anime di un bene così alto”, il bene dell’amicizia con la Persona viva e presente di Gesù. Il grande interesse per santa Teresa, dopo la sua nascita al cielo, era il riflesso di quello che accadeva in Spagna nel tempo della sua vita terrena. In questo iter verso la proclamazione della sua santità si ottenne il grande profitto dello studio approfondito della sua personalità, dottrina e del suo magistero scritto e orale.
La solenne celebrazione della canonizzazione della beata Teresa, avvenuta insieme a Filippo Neri, Isidoro Agricolo, Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, fu il coronamento della Beatificazione, la quale ne è l’inizio.
Dopo pochi mesi la Beatificazione, il 17 giugno 1614, Filippo III, Re di Spagna, insieme ai ringraziamenti per il dono della nuova Beata, presentò al Papa la richiesta di concludere quest’opera meritoria con la canonizzazione “di così illustre e gloriosa persona, poiché i frutti delle sue opere e gli effetti dei suoi miracoli sono così noti al mondo intero”. Otto giorni dopo ripete la richiesta la città di Avila e trascorsi pochi giorni si fa presente il Generale dell’Ordine degli Scalzi, p. Giuseppe di Gesù Maria. In seguito arrivarono a Paolo V molte richieste da parte di vescovi spagnoli, dei regnanti di Spagna, Polonia, Francia, Olanda, Austria, e persino da varie Università e Istituzioni, con il medesimo auspicio di vedere la Beata Teresa elevata pienamente agli onori degli altari per l’intera Chiesa Universale.
Episodio significativo fu la visita di Paolo V alla chiesa di S. Maria della Scala a Roma. Era il giorno del Corpus Domini, il 25 maggio 1617. Il Pontefice accompagnato da circa venti cardinali e molti vescovi al termine dell’Adorazione Eucaristica, chiese ai carmelitani di poter venerare la reliquia del piede della Beata Teresa e baciandola affermò che meritava essere canonizzata.
In quello stesso anno Paolo V iniziò a preparare la canonizzazione facendo studiare le testimonianze sulla Beata, gli scritti, la spiritualità, la dottrina e l’attività di fondatrice. Particolarmente rigoroso fu l’esame sugli scritti teresiani e sul loro contenuto dottrinale. Non era solo un atto necessario. Al Pontefice erano giunte delle accuse su vari aspetti della dottrina di Teresa, specialmente sull’aspetto dell’unione con Dio. Si tratta della centralità della dottrina di Teresa che sorge dalla sua particolarissima esperienza di Dio. Paolo V chiese a due insigni teologi romani lo studio approfondito della dottrina di Teresa per eliminare ogni ombra di dubbio qualora ce ne fosse mai stata uno. La risposta affermativa di approvazione della dottrina di Teresa dei teologi fu rimessa al Card. Pinelli protettore dell’Ordine Carmelitano, il quale chiese che la risposta alle accuse venisse formulata anche dall’Ordine stesso. Il compito fu affidato a due carmelitani d’eccezione: Giovanni di Gesù Maria e Tommaso di Gesù. I loro studi misero a tacere per sempre ogni accusa. Degna di nota è l’Apologia di Tommaso di Gesù. Lo scritto non è solo una difesa dell’ortodossia e la sicurezza della dottrina della madre Teresa, ma è anche il mostrare il suo valore straordinario: “Non solo si legge la purezza, la santità e la perfezione dell’Autrice (Teresa), in più risplende negli scritti una così grande luce divina delle realtà celestiali… una sapienza che negli scritti scopre -a chi legge- non è appresa in terra, ma infusa e venuta dal cielo… si vede chiaramente che lo Spirito Santo muoveva piuma. Il lettore attento, se è uomo che sa qualcosa di buona teologia, non troverà niente che a rigore di teologia sia degno di essere ripreso”. E aggiunge: “È una dottrina conforme a ciò che sempre ha insegnato la Chiesa e la Sacra Teologia”. Rivolge alla Madre Teresa le parole di Ozia a Giuditta: “Quello che hai detto, l’hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire le tue parole. Non da oggi infatti è manifesta la tua saggezza, ma dall’inizio dei tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua prudenza, come pure l’ottima indole del tuo cuore” Giuditta 8,28-29. E al delatore risponde con un giudizio che vale come monito: “Poteva essere redarguito per essere mancante, e per di più moltissimo, dei principi della teologia”.
Nel cammino verso la canonizzazione questa difficoltà divenne un’opportunità per il riconoscimento del valore ecclesiale della dottrina e del magistero di Teresa. Già da diverso tempo erano apparse le traduzioni dei suoi scritti e avevano trovato molta accoglienza le pagine ardenti di amore per Dio.
Già nel 1616 si parlava della canonizzazione prossima di Teresa. I cardinali riuniti il 15 luglio del 1617 avevano deciso all’unanimità che il papa potesse procedere alla solenne dichiarazione. Dall’esame della vita di Teresa e dalle risposte alle varie accuse il cammino verso la canonizzazione era sgombro da ogni ostacolo e riprendeva indisturbato il suo iter. Nonostante tutte le energie impiegate, Paolo V non iscrisse Teresa tra i santi della Chiesa: egli morì il 28 gennaio del 1621.
Il 9 febbraio 1621 venne eletto Gregorio XV, era il 234mo pontefice.
Il nuovo Pontefice si adoperò per portare a compimento la canonizzazione della Beata Teresa. Ad alcuni reali che facevano presenti la richiesta della canonizzazione, il Papa rispose: «Tutto il mondo acclama questa santa, che è veramente grande santa, non possiamo già più resistere, lo faremo, lo faremo». Il ruolo di patronato della causa di canonizzazione lo svolse la corte del Belgio sollecitata dall’Ordine Carmelitano Scalzo attraverso il Procuratore, p. Tommaso di Gesù. Testimonianza ne è una sua bella lettera alla Infanta: “La nostra santa Madre è sola, al presente non ha nessun patrono per la sua canonizzazione… manca chi si prenda cura di questa richiesta e la solleciti al Pontefice come ciò a cui tiene particolarmente… è motivo l’affetto profondo di vostra Altezza e del vostro grande desiderio di vedere premiata in terra colei che Nostro Signore ha così tanto glorificata in cielo. E deve farsi presente non solo con Sua Santità, ma anche con il nipote, il card. Ludovisio, sempre presente con la sua assistenza”.
Vi fu anche la richiesta di p. Domenico di Gesù Maria, carmelitano scalzo, durante l’udienza del 10 dicembre 1621. A lui si deve la pregiata azione diplomatica per far canonizzare Teresa insieme agli quattro beati. Infatti, la Congregazione dei Riti nella sessione del 22 dicembre del 1621 formula la richiesta al Pontefice per canonizzare cinque beati: Teresa, Filippo Neri, Idisoro lavoratore (Patrono di Madrid), Ignazio di Loyola e Francesco Saverio. Il Decreto della Congregazione fu approvato da Gregorio XV. A questo atto ufficiale seguirono due assemblee concistoriali presiedute dal Papa in cui si espressero ufficialmente i giudizi dei teologi sui vari aspetti della futura santa, la sua vita, le sue virtù, i suoi miracoli e soprattutto l’esame della dottrina mistica di Teresa.
Il 23 febbraio del 1622 Papa Gregorio XV convocò un Concistoro semipubblico in cui chiese ai ventisei cardinali presenti di esprimere il loro personale voto e la motivazione per dichiarare santa la Beata Teresa di Gesù.
Sarebbe molto bello leggere i singoli interventi. Ciascuno rileva un aspetto particolare della vita della futura santa. Ma tutti erano concordi sulla santità della vita di Teresa e sulla dottrina sana, ortodossa, cattolica, sicura, eminente come quella di un dottore. Era la voce della Chiesa che innalzava a Dio un inno di lode per la grazia che risplende nelle creature che comprendono il mistero di amore di Dio che si dona totalmente e a cui rispondere con il dono totale di se stessi.
Nei vari interventi dei cardinali sembra di ascoltare un magnifico coro polifonico, mirabilmente diretto da santa Teresa che inneggia a Dio il cantico di lode per la sua gloria, per le meraviglie che compie nei suoi amici rendendoli, come Teresa ci suggerisce, capolavoro di grazia. Era la voce della Chiesa che riconosceva in Teresa la maestra donata da Dio per insegnare il vero cammino della vita di orazione. “Sembrava parlare con la bocca dell’Eterna Sapienza, aprendosi ai segreti divini dell’amore più santo”, così si espresse il segretario di Gregorio XV alla solenne celebrazione della canonizzazione.
Appena dopo la firma di Gregorio XV, firmarono i cardinali.
Era il preludio della Bolla “Omnipotens sermo Dei” firmata e spedita dal Papa il 12 marzo del 1622.
L’amicizia con Gesù e in Lui nella comunione con il Padre e lo Spirito Santo per il bene della Chiesa è il perenne invito offerto da santa Teresa. Un invito all’amicizia con Dio sempre nuovo e sempre ricco. Gesù disse ai suoi intimi: “Voi farete opere più grandi”. Santa Teresa è la certezza che Dio desidera realizzare insieme ad ogni persona un capolavoro di bellezza, di pienezza di vita, di bontà e santità.
Non potremmo trovare una migliore conclusione dell’invito del p. Generale, P. Luca di Maria Santissima, in occasione del terzo centenario della canonizzazione: “Il principio elementare per tutte le anime teresiane di spirito e di cuore è che i santi si considerano più onorati quando vedono riprodotte le proprie virtù nei devoti, più di tutti gli ossequi e gli onori che si possano tributare loro. Procurino conoscere sempre più e imitare meglio la santa Madre”.
p. Fabio Pistillo o.c.d.
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